Marangoni, Tranquillo
La principessa e il trovatore : un'opera ritrovata di Tranquillo Marangoni
Monfalcone : Comune di Monfalcone, 2006
Abstract/Sommario:
Un incredibile ed inaspettato ritrovamento ha permesso di ammirare un’inedita opera d’arte e di incrementare il Fondo Marangoni, importante corpus di opere del celebre xilografo, attualmente in possesso del Comune di Monfalcone. Parliamo infatti del prezioso bassorilievo dell’artista Tranquillo Marangoni, composto da diciotto pannelli lignei che uniti formano una superficie complessiva di ben quattordici metri quadrati. Questi erano stati realizzati nel 1959 per la Motonave Stelvio, co ...; [leggi tutto]
Un incredibile ed inaspettato ritrovamento ha permesso di ammirare un’inedita opera d’arte e di incrementare il Fondo Marangoni, importante corpus di opere del celebre xilografo, attualmente in possesso del Comune di Monfalcone. Parliamo infatti del prezioso bassorilievo dell’artista Tranquillo Marangoni, composto da diciotto pannelli lignei che uniti formano una superficie complessiva di ben quattordici metri quadrati. Questi erano stati realizzati nel 1959 per la Motonave Stelvio, costruita nei cantieri di Monfalcone su commissione della Adriatica Spa Navigazione di Venezia L’ imbarcazione, prestigiosa per l’epoca, era dotata di ottime sistemazioni per passeggeri di sola Prima Classe, di tutti i conforts e dei più moderni ritrovati per la sicurezza della navigazione. Per quasi trent’anni la Stelvio percorse il Mediterraneo e nel 1986 fu demolita nel Pireo, dove l’opera fu fortunatamente salvata da un marinaio greco che ne rimase affascinato e due anni fa la propose in vendita al Comune di Monfalcone, dal quale fu acquistata grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. I pannelli di Marangoni decoravano la scala dei passeggeri, da ciò il fervido sposalizio tra realtà industriale e culturale della zona. Per l’artista tale commissione prestigiosa si rivelò decisiva per sancire la propria fama sia come incisore, sua attività principale, sia come arredatore. Decise quindi di illustrare una fiaba legata al nome Stelvio, scelse così quella della principessa e del trovatore. Il bassorilievo ben illustra in più scene gli episodi della storia: l’incontro dei giovani innamorati sul lago, il forzato e doloroso distacco perchè la principessa era promessa in sposa ad un re non amato, la conoscenza della morte del trovatore, la scomparsa prematura della principessa per tale notizia ed infine l’eterno coronamento del loro amore nell’aldilà. La tecnica utilizzata dall’artista per la realizzazione appare piuttosto particolare e si ricollega alla xilografia. L’opera è composta in legno multistrato, in essenza di tiglio, sul quale è stato poi steso un mordente tinta ebano; dopo la trasposizione del disegno è stato realizzato il rifinito intaglio, evidenziando così la bicromia: più scura per le parti in rilievo e più chiara, tinta legno, per quelle intagliate. Per tale caratteristica il bassorilievo è stato definito dal prof. Bergamini, curatore della pubblicazione relativa al ritovamento, “un affresco in bianco e nero”. Infine, operazione assai peculiare, tutta la superficie lignea è stata vetrificata tramite la stesura di una resina poliestere per uno spessore di pochi millimetri. Ricordiamo che il celebre artista era nato a Pozzuolo del Friuli nel 1912 da padre marangon, ovvero falegname, da qui nacque il suo amore per l’essenza lignea, trasformata poi nell’incisione xilografica. A Udine era stato allievo dello scultore Franzolini e dal 1939 Monfalcone divenne la sua città per le numerose commisioni artistiche dei cantieri navali. Dopo il ritrovamento ed il recupero, per una corretta esposizione e fruizione, l’opera è stata sottoposta ad un accurato restauro, effettuato dalla ditta Roberto Milan di Udine, che ha ridonato ai pannelli la loro originaria bellezza. Dopo quasi cinquant’anni finalmente la principessa ed il trovatore sono ritornati a casa ed hanno trovato degna e definitiva collocazione all’interno della nuova sede della Biblioteca comunale di Monfalcone. Fonte: Elisabetta Milan su quadrantearte.com
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